Tre TEDx Talk per aprire gli occhi sullo sfruttamento animale
Sono svariate le ragioni per cui ancora oggi lo sfruttamento degli animali viene considerato inevitabile, naturale e necessario nella nostra società. Abbiamo scelto tre TEDx Talk che aiutano a capire perché è vero esattamente il contrario.
1. Tutte le argomentazioni contro il vegan, Ed Winters
Ed Winters vive a Londra, è vegano e lavora come educatore, relatore e content creator. Ha co-fondato un’organizzazione per i diritti degli animali, un ristorante vegano e ha un podcast incentrato su vegan, ambiente ed etica. Insomma, ha tutte le carte in regola per promuovere una dieta vegana anche di fronte al pubblico più scettico.
Il suo talk smonta, una a una, alcune delle giustificazioni che vengono usate in difesa del consumo di animali, tra cui:
- Mangiare prodotti animali è una mia scelta personale
- Gli animali sono allevati per questo scopo
- Abbiamo bisogno di prodotti animali per sopravvivere
- I nostri antenati lo facevano
- È il cerchio della vita
Con una eloquenza invidiabile, Winters spiega che mangiare pollo è tanto una scelta personale quanto picchiare un gatto o un cane. Chi è spogliato delle proprie scelte individuali sono proprio i miliardi di animali che vengono uccisi ogni anno e che non hanno avuto la possibilità di vivere la loro vita liberamente. «Gli animali non camminano verso il mattatoio volontariamente» ci ricorda Winters.
2. Oltre il carnismo. Verso scelte alimentari autentiche e razionali, Melanie Joy
Per capire meglio le motivazioni che stanno dietro alla consuetudine di mangiare animali, imprescindibili sono le ricerche di Melanie Joy, autrice del volume Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche.
Melanie si è laureata in psicologia ad Harvard e grazie alle sue ricerche, durate vent’anni, ha capito che esiste un sistema invisibile di credenze e ideologie che ci condiziona a mangiare solo alcune specie di animali rispetto ad altre, a provare empatia per alcune specie, come i cani e i gatti, e non per altre, come i maiali o i pesci.
Per spiegare al pubblico come funziona questo sistema, Melanie Joy propone un esperimento che a noi ricorda il nostro esperimento sociale a Bologna. Alcuni dei nostri attivisti si sono finti venditori della Appenzeller Hundemilk, una fantomatica azienda pronta a importare per la prima volta in Italia latte di cane. Abbiamo offerto assaggi di quello che in realtà era semplice latte di riso e documentato la reazione dei passanti con una telecamera nascosta. La loro reazione conferma ciò che Melanie Joy spiega nel suo talk: diamo per scontato che il consumo di latte di mucca sia naturale, ma non berremmo mai quello di un animale a cui siamo affezionati per consuetudine, come il cane.
È facile non interrogarsi sulle contraddizioni che stanno dietro le nostre scelte alimentari. Utilizziamo dei meccanismi che ci aiutano a giustificare le nostre scelte: diciamo che è normale, naturale e necessario. Infine distorciamo la nostra percezione delle fattorie, immaginandole come luoghi dove gli animali vivono liberi e felici, ma falsiamo anche l’immagine che abbiamo degli animali stessi, rifiutando l’idea che un maiale possa essere un individuo con inclinazioni diverse rispetto a un altro.
«Ogni giorno assumiamo comportamenti che ci chiedono di distorcere i nostri pensieri, desensibilizzarci e agire contro i nostri valori fondamentali, generando delle atrocità che potrebbero far piangere anche i più forti di noi», spiega la Joy.
3. Che cosa gli animali pensano e sentono e perché è importante, Carl Safina
Nonostante una convivenza che dura da centinaia di migliaia di anni, gli uomini sanno ancora molto poco o decidono di ignorare la complessità e la personalità degli animali. Il carnismo ci spinge infatti a rifiutare il fatto che gli animali siano capaci di provare estremo dolore.
Carl Safina, professore in Nature and Humanity alla Stony Brook University, ci porta dentro le vita e la mente degli animali ‒ anche di quelli che molti mangiano ‒ mostrandoci la loro capacità di percepire, pensare e provare emozioni.
Safina spiega come sia possibile procurare disturbi d’ansia ai gamberi e curarli somministrandogli lo stesso rimedio che usiamo per l’uomo. «Che cosa possiamo dire sulla similarità dei nostri cervelli? Ci mettiamo forse a celebrare l’ansia dei gamberetti? No, ci limitiamo a cucinarli», asserisce Safina. E continua: «I polpi, come le scimmie, usano strumenti e riconoscono i volti umani. Ci mettiamo forse a celebrare l’intelligenza dei polpi? No, ci limitiamo a cucinarli».
Anche se finora è stato così, le cose possono cambiare. Ognuno di noi ha un ruolo fondamentale da giocare: scegliamo un’alimentazione vegetale e priva di crudeltà.