Piume, pelle, pelliccia, lana: i motivi per non comprarli più
I motivi per cui gli animali vengono rinchiusi in allevamenti, sfruttati e uccisi non si limitano al consumo della loro carne. Gli animali sono impiegati in molte industrie, incluse quella dell’intrattenimento (circhi e zoo), quella farmaceutica, cosmetica e della moda. Le piume, la pelle, la pelliccia e la lana sono materiali molto utilizzati per l’abbigliamento e che provocano una sofferenza profondissima agli animali. Ma non c’è da preoccuparsi, per chiunque voglia abbracciare lo stile di vita vegano esistono molte alternative cruelty-free e di ottima qualità.

Cercando e leggendo le etichette che trovi sugli indumenti, scarpe e accessori potrai sapere con certezza da che materiali sono formati, evitando così di acquistare indumenti che contengono fibre o materiali di origine animale.
1. Pelle

Molto spesso si pensa che la pelle sia solo un materiale di scarto dell’industria della carne, ma non è così: la pelle ha un grosso peso nello stabilire il valore economico di un animale. Inoltre, in molti casi, gli animali vengono allevati appositamente per il settore dell’abbigliamento. La pelle viene utilizzata in giacche, scarpe, borse e in moltissimi accessori. I cuoi più utilizzati sono bovini, ovini, caprini, suini, equini, di pesci e più raramente di canguro, cervo, struzzo. La concia delle loro pelli è il risultato di un processo fisico-chimico intenso e altamente lesivo per gli animali e per il territorio.
Alternative: similpelle, finta pelle a base vegetale, sughero, alcantara.
2. Lana

Un pregiudizio tipico per quanto riguarda la lana è che le pecore producano naturalmente tutta la lana che le ricoprono e che gli animali provino sollievo dopo la tosatura. Non è così: le pecore sono state selezionate geneticamente per secoli affinché riescano a produrre più lana possibile. Per di più la tosatura è una procedura molto traumatica, durante la quale i maltrattamenti sono sistematici, specialmente quando le pecore cercano di divincolarsi. Una volta tosate, molte pecore muoiono perché esposte alle intemperie. Quando la qualità della lana inizia a diminuire, vengono mandate al macello per essere sostituite con individui più giovani e redditizi. Le pecore da lana sono allevate principalmente in Australia, Stati Uniti e Argentina.
Alternative: pile, flanella, velluto, ciniglia, cashmere vegetale prodotto con fibra di soia.
3. Piuma d’oca

La pratica per ottenere le piume utilizzate per l’imbottitura di piumini, cuscini e coperte è particolarmente cruenta. Gli addetti strappano con le mani il piumino dal petto e dal collo delle oche tenendole bloccate: spesso può accadere che per la fretta vengano staccati anche lembi di pelle degli animali, i quali vengono ricuciti in modo approssimativo e senza anestesia. Questa pratica avviene circa ogni due mesi e una volta che la qualità delle piume è diminuita, le oche vengono mandate al macello. La maggior parte di questi allevamenti si trovano in Francia e in Paesi dell’Est Europa.
Alternative: plumtech.
4. Pelliccia

La produzione di pelliccia sta affrontando da diverso tempo una crisi inarrestabile. Molti Paesi hanno deciso di vietare l’allevamento di animali destinati a questa produzione, e dopo anni di campagne e pressioni, finalmente è stato vietato anche in Italia. I visoni sono tra gli animali più sfruttati da questa industria, hanno un’indole selvatica e in natura abitano nelle foreste vicino a fiumi e corsi d’acqua, dove nuotano per molte ore. Negli allevamenti sono invece rinchiusi per mesi o anni in vere e proprie scatole di rete metallica. Qui sviluppano comportamenti stereotipati e movimenti ripetitivi, e si procurano ferite e lesioni dovute allo stress.
Alternative: pelliccia sintentica.
5. Lana d’Angora

In molti non sanno che questo materiale molto pregiato proviene dal pelo di una razza di coniglio. La tosatura non è tradizionale: i conigli vengono immobilizzati mentre gli operatori strappano il pelo a mano, ciuffo dopo ciuffo finché l’animale rimane spoglio. Questa procedura è profondamente dolorosa per i conigli, ma non finisce qui: gli animali vengono tenuti in gabbia al freddo finché il loro corpo non produrrà altro pelo che verrà nuovamente strappato. Quando la loro pelliccia non è più morbida vengono mandati al macello. Questa produzione è molto diffusa in Cina e in altri Paesi asiatici, ma allevamenti di conigli d’Angora non mancano anche in Europa.
Alternative: come per la lana, al suo posto si possono preferire pile, flanella, velluto, ciniglia, cashmere vegetale prodotto con fibra di soia.