Olio di palma, avocado, quinoa e cocco sono vegani?
Questa è una domanda che molte persone che seguono uno stile di vita vegan o che si stanno avvicinando a questa scelta si sono chieste. Vediamo perché questa, come altre, è una domanda che è legittimo porsi, ma che allo stesso tempo non devono farci perdere di vista il quadro più ampio.
Partiamo dalla definizione di “vegano” riportata dalla Vegan Society: «lo stile di vita vegan cerca di escludere, per quanto possibile e praticabile, tutte le forme di sfruttamento e di crudeltà verso gli animali (…) In termini alimentari denota la pratica di rinunciare a tutti i prodotti derivati in tutto o in parte da animali». Olio di palma, avocado, quinoa e cocco non sono chiaramente dei derivati animali: sono in tutto e per tutto dei prodotti vegetali e perciò sono per loro natura vegan.
Ma perché, se questi prodotti sono vegetali, le persone si chiedono se siano vegani?
Olio di palma e avocado
Per quanto riguarda l’olio di palma e l’avocado, il problema principale riguarda la deforestazione illegale di vaste aree: nel primo caso principalmente nel Sud-est asiatico e nel secondo soprattutto nell’America centrale e meridionale. Il disboscamento, com’è facile immaginare, non solo distrugge la biodiversità ed emette enormi quantità di gas serra nell’aria, ma intacca anche l’habitat naturale di numerosissime specie animali che possono morire durante le operazioni di deforestazione oppure, in seguito, per mancanza di cibo e riparo. In alcuni casi, se vengono trovati a mangiare questi frutti, gli animali vengono deliberatamente uccisi perché causerebbero una perdita di profitto. In questo senso, questi due prodotti, come altri, possono causare indirettamente la morte di molti animali (è difficile calcolare quanti).

Quinoa e cocco
Nel caso della quinoa, le preoccupazioni riguardano l’impatto sull’ambiente, lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici e l’aumento dei prezzi che ha portato moltissime persone in Bolivia a non potersi più permettere di comprare quello che da sempre era stato uno degli alimenti base della loro alimentazione. Anche la produzione di cocco ha sollevato negli ultimi anni diversi problemi etici: diverse inchieste hanno rivelato che moltissimi produttori in Thailandia, Malaysia, Sri Lanka e Indonesia sfruttano scimmie per la raccolta di questi frutti: i primati vengono addestrati e ridotti alla schiavitù, con catene legate al collo per impedire che scappino.
Non è tutta colpa delle persone vegane!
Tutto questo è terribile, ma non vuol dire che l’alimentazione vegan sia la causa di questo sfruttamento. A differenza di carne, latte, uova e pesce, questi cibi non devono essere necessariamente prodotti sfruttando gli animali (o distruggere l’ambiente, né tanto meno sfruttando il lavoro degli agricoltori). Inoltre, è bene ricordare che prodotti come l’avocado, l’olio di palma, il cocco e la quinoa, pur essendo prodotti vegetali, non sono consumati esclusivamente da persone vegane: sono cibi acquistati e mangiati da tutta la popolazione, e di certo non tutti i vegani li consumano quotidianamente.
La quinoa ad esempio è molto apprezzata dai celiaci perché somiglia a un cereale, ma non ha glutine, l’olio di palma e il cocco sono impiegati anche in moltissimi prodotti non alimentari (saponi, detergenti, cosmetici…) che si trovano in tutti i supermercati, l’avocado si può trovare accompagnato dal salmone o dalla carne in innumerevoli piatti. Ma soprattutto: la percentuale dei vegani nel mondo non supera l’1%: un numero esiguo, che non può di certo influenzare drasticamente il mercato o essere l’unica causa di danni ambientali ingenti.
Controlla l’etichetta
Molto spesso sono proprio le persone vegane ad essere più attente al tipo di produzione del cibo che mangiano e ad acquistare cibi con etichette etiche. Proprio per questo, per evitare di contribuire, anche indirettamente, alla crudeltà verso gli animali e fare acquisti più etici anche dal punto di vista ambientale, la scelta che puoi fare è quella di acquistare avocado prodotti in Italia (ad esempio quelli di Sicilia Avocado), quinoa e cocco fairtrade e prodotti contenenti olio di palma sostenibile (anche se resta difficile tracciare tutta la filiera).