L’Italia vuole censurare i prodotti vegetali
Burger di tofu, salsicce di seitan, cotolette di soia: a ognuno di noi sarà capitato di mangiare dei prodotti vegetali che, per forma o gusto, fossero simili ai derivati di carne. Se sono chiamati con questi nomi è per semplicità: pensa a dover offrire a un tuo ospite un “dischetto di soia” oppure chiedere a qualcuno di comprarti un “tubetto a base di proteine vegetali speziate” al posto di un wurstel.
Fa un po’ ridere, vero? Eppure, una proposta di legge presentata recentemente in Commissione Agricoltura alla Camera chiede che ai prodotti a base vegetale sia vietato l’utilizzo di denominazioni come burger, salsiccia, wurstel, cotoletta e altri. Si tratta di una legge per tutelare i consumatori? No.
Infatti, l’88% degli italiani non ritiene affatto un problema l’uso di questi termini, anzi queste diciture sono fondamentali nell’aiutare i consumatori a capire l’utilizzo, la consistenza e il sapore di ciò che stanno per acquistare (Beuc – The European Consumer Organization). Una lettera aperta è già stata inviata da diverse associazioni per sottolineare la criticità di questa legge, ma se anche tu non sei d’accordo, fai sentire la tua voce: firma qui!
Se già consumi prodotti vegetali e pensi che per te non cambierà molto, pensa invece a chi si sta avvicinando a un’alimentazione più vegetale e ha bisogno di orientarsi su nuovi prodotti, oppure alle piccole aziende di prodotti plant based che dovranno investire soldi in comunicazione, marketing, rifacimento delle confezioni. Ma vediamo più nel dettaglio perché questa proposta di legge rappresenta un problema e dobbiamo fermarla.
Va contro la sostenibilità

La comunità scientifica è chiara: l’attuale sistema alimentare basato su allevamenti e prodotti di origine animale è insostenibile e se vogliamo frenare la crisi climatica dobbiamo invertire la rotta il più velocemente possibile. Emanare leggi che frenino il passaggio alle proteine vegetali è in controtendenza con le indicazioni della scienza. Proprio per questo motivo, l’Unione Europea ha già rigettato due volte simili proposte chiarendo che non vuole restrizioni sui prodotti vegetali.
Non difende davvero il “Made in Italy”

La legge punta al “giusto riconoscimento e rispetto del lavoro delle nostre aziende“, ovvero vuole difendere il Made in Italy e in particolare l’industria della carne. In realtà ci sono molte aziende italiane che, vista la crescente domanda dei consumatori, stanno investendo nel settore dei prodotti vegetali. Se questa proposta di legge passasse, molte di loro sarebbero costrette ad affrontare pesanti spese che non tutte sarebbero in grado di sostenere.
Non ascolta i consumatori

Le denominazioni come “burger”, “salsicce”, “cotolette” etc. sono utili per far capire ai consumatori di che prodotto si tratta, che utilizzo e che sapore abbia. Secondo i firmatari della legge verrebbero però tratti in inganno, credendo che un affettato vegetale possa avere le stesse caratteristiche nutrizionali di uno di carne.
A guardar bene, i valori nutrizionali di un prodotto vegetale sono migliori di quelli di carne, perché contengono meno grassi, più fibre, zero colesterolo, né potenziali batteri o tracce di antibiotici. Tra l’altro, anche tra prodotti di origine animale con nomi simili c’è una grande variabile dal punto di vista nutrizionale: pensa al prosciutto crudo e quello cotto, o a un wurstel di pollo e uno di suino.
Diciamo no a questa proposta di legge firmando la petizione!