IO SCELGO VEG PER IL PIANETA

Il pianeta in cui viviamo è questo e dobbiamo rispettarlo, non solo per le future generazioni ma anche per tutte le incredibili specie che ci vivono e che stiamo portando all’estinzione.
È ormai chiaro che la produzione di carne e prodotti animali ha un impatto enorme sul pianeta. Non è quindi solo quando viaggiamo o installiamo una lampadina che possiamo fare scelte consapevoli, ma anche e soprattutto ogni volta che scegliamo cosa mangiare.
Ci vengono insegnati fin da bambini importanti e giuste scelte attente all’ambiente, ma non ci viene detto che la differenza più grande possiamo farla ben tre volte al giorno: ogni volta che ci sediamo a tavola e scegliamo cosa mettere nel nostro piatto.
SPRECO DI RISORSE

Pensiamo per un attimo agli animali negli allevamenti come a delle macchine che trasformano proteine vegetali in proteine animali: il foraggio e le granaglie che mangiano vengono infatti convertiti in carne, latte o uova. Ma in questa trasformazione sono macchinari davvero poco efficienti e il costo in termini ambientali, economici e sociali è enorme. Nel mondo viene infatti coltivata una quantità di cereali che potrebbe sfamare 10 miliardi di persone, ma sono quasi tutti destinati agli animali negli allevamenti.
I NUMERI:
Oltre il 70% della soia prodotta a livello globale è destinata agli allevamenti intensivi come mangime per gli animali. Solo il 7% viene destinata a uso umano, mentre il 12% è impiegata come biocarburante (ONU). Una dieta vegetale ha una impronta ecologica inferiore del 50% rispetto a una dieta con alimenti di origine animale (PNAS).
CONSUMO DI SUOLO E DISBOSCAMENTO

Per produrre tutti quei cereali necessari agli allevamenti e per far pascolare i bovini, così come per costruire gli allevamenti, serve molto terreno. Attualmente il pianeta è abitato da circa 20 miliardi di polli, 1,4 miliardi di bovini e 1 miliardo di maiali. Chiusi prevalentemente in piccoli spazi negli allevamenti intensivi già occupano una superficie davvero imponente del pianeta. Allevare gli stessi animali all’aperto dandogli adeguati spazi sarebbe semplicemente impensabile: non esiste sufficiente suolo sulla Terra per ospitare gli animali e i campi necessari a sfamarli.
I NUMERI:
Tra pascoli e terreni coltivati a mangimi per gli animali allevati si sfrutta il 77% delle terre agricole del pianeta, producendo però solo il 17% del fabbisogno calorico globale e il 33% del fabbisogno proteico globale. Un grande spreco, considerando che nel mondo una persona su nove soffre la fame e una su tre ha una forma di malnutrizione (Global Environmental Change).
L’80% della distruzione della foresta amazzonica deriva dalla creazione di pascoli o campi coltivati per il mangime degli animali degli allevamenti (Yale School of Forestry & Environmental Studies).
EMISSIONE GAS SERRA

Quando si parla di cambiamenti climatici e riscaldamento globale pensiamo subito a ciminiere, automobili, gas di scarico e battaglie per passare all’utilizzo di energie rinnovabili. Ma se questo rimane comunque importante da sottolineare, è necessario sapere che il principale impatto umano circa l’emissione di gas serra sono l’industria della carne e degli allevamenti. In particolare dagli allevamenti provengono metano e ossido di diazoto, estremamente più dannosi della Co2.
I NUMERI:
La produzione di carne è responsabile da sola del 18% delle emissioni di gas serra, più del settore dei trasporti. Il problema si aggrava se si considera che il settore zootecnico emette il 65% del protossido d’azoto globale e il 50% del metano: questi gas sono più inquinanti dell’anidride carbonica rispettivamente di 298 e 25 volte (IPCC).
Gli allevamenti producono enormi quantità di liquami durante l’anno, che vengono prima stoccati e poi dispersi nei terreni agricoli. L’ammoniaca prodotta dalle deiezioni si libera in atmosfera e si combina con altre componenti generando polveri sottili. Gli allevamenti intensivi sono tra i fattori che contribuiscono maggiormente alla formazione di Pm10, secondi solo al riscaldamento delle case. (Ispra)
SPRECO DI ACQUA

In un futuro non molto lontano in ampie zone del pianeta fronteggeranno gravi siccità e sarà impossibile viverci. L’acqua è un bene prezioso, per questo ci viene consigliato di non sprecarla. Ma non è facendo una doccia in meno o chiudendo il rubinetto mentre ci laviamo i denti che potremo davvero fare la differenza, perlomeno fino a che l’alimentazione sarà basata sulle proteine animali: produrre carne, latte e uova è infatti l’attività con il maggiore spreco idrico che esista al mondo.
I NUMERI:
L’86% di tutta l’acqua usata nel mondo serve per coltivare cibo. Di tutta quest’acqua 1/3 è destinata alla produzione di derivati animali. Produrre carne, latte e uova, richiede un’enorme quantità di mangime e lo smaltimento di tonnellate di deiezioni di animali, per questo l’impronta idrica di qualsiasi prodotto animale è maggiore rispetto a un prodotto coltivato dal medesimo valore nutrizionale (Ecological Indicators).
Un burger di manzo ha un’impronta idrica media di 2350 litri: è l’acqua che un essere umano beve in tre anni, equivale a 11750 bicchieri! Un burger di soia, invece, ha un’impronta idrica pari a solo il 7% del suo equivalente di carne (Ecological Indicators).